Spalato (in croato: Split) è la più grande e, assieme a Zara, la più importante città della Dalmazia.
Con i suoi 188.694 abitanti (2001) è anche il secondo centro della Croazia. Spalato è capoluogo della Contea spalatino-dalmata, sede universitaria e arcivescovile.
Spalato è famosa soprattutto per il Palazzo di Diocleziano e la cattedrale con il suo celebre campanile. È inoltre sede arcivescovile.
Nelle vicinanze della cattedrale sono notevoli le rovine romane di Salona, anche se gli scavi archeologici andrebbero ampliati. Purtroppo il paesaggio circostante è stato deturpato, nel secolo scorso, dalla creazione di una vasta zona industriale. Sono comunque in studio piani di recupero e tutela.
Appena fuori dalla città si incontrano spendidi paesaggi, sia lungo la costa e le isole dirimpettaie, sia nell’interno.
Da visitare, subito ad Ovest, le storiche località dei Sette Castelli e lo specchio di mare che da essi prende nome: la Baia dei Castelli, che la Penisola di Spalato insieme all’Isola di Bua separano dal Mar Adriatico.
Storia della città di Spalato
La Spalato romana è rappresentata dalla sede della sfarzosa villa-palazzo dell’imperatore Diocleziano, fatta costruire nel 293 d.C.
Nei secoli successivi, gli abitanti della vicina Salona, già colonia greca e in seguito popolosa città romana, per sfuggire alle incursioni degli Avari e degli Slavi, si rifugiarono nelle sue rovine, fondando così la città di Spalatum.
Successivamente si susseguirono vari domini: l’Impero Bizantino, nel quale la città riuscì man mano a ritagliarsi una certa autonomia, quindi il Regno Croato, nel quale era la capitale della Croazia. Poi fu nel Regno Magiaro-Croato, nel contesto del quale la città mantenne la sua autonomia comunale, ebbe pochi anni d’indipendenza, quindi fu nella Repubblica di Venezia, la cui influenza durò per quattro secoli sino il 1797, lasciando in eredità numerose vestigia; fu nell’Impero di Francia poi nell’Impero Asburgico. L’Impero Ottomano invece mai riuscì a conquistarla.
L’influenza italiana (latina, dalmatoromana, veneta) persiste nei secoli grazie agli scambi commerciali; forte è l’influsso del dominio veneziano, che comporterà il graduale passaggio dal dialetto romanzo, derivato direttamente dal latino, al veneto, divenuto una vera e propria lingua franca nel Mar Mediterraneo orientale, accanto ad un costante accrescimento della componente croata della popolazione. La comunità italiana conobbe anche apporti immigratori dalla penisola. Fino al periodo austriaco la situazione linguistica di Spalato, così come di molte altre città dalmate, fu assai complessa, dividendosi per nazionalità e per classi sociali.
Lingua ufficiale e della cultura rimase l’italiano, utilizzato dall’aristocrazia e dalla più ricca ed influente borghesia, mentre la piccola borghesia e gli artigiani si esprimevano in dialetto veneto. La popolazione croata era invece sostanzialmente bilingue, utilizzando il croato nell’ambito familiare e del piccolo commercio, e il dialetto veneto (o l’italiano, a seconda del grado di istruzione) come lingua franca di comunicazione.
Nella seconda metà del 1800 il forte sentimento di appartenenza nazionale che invase tutta l’Europa giunse anche a Spalato; vengono fondati giornali, circoli e movimenti irridentisti italiani e, in misura minore, croati.
Nella popolazione croata si ridestò lo spirito nazionale e a partire dal 1882, dopo la caduta della Giunta retta dal Partito Autonomista dell’italiano Antonio Bajamonti, Spalato venne governata da partiti filocroati ossia puntari che avevano raggiunto ormai la maggioranza, relegando i partiti filoitaliani ossia tolomasi a una minoranza, che vide diminuire progressivamente la propria influenza in città. La progressiva presa di coscienza dell’identità croata e il crescente afflusso di croati dalle zone circostanti fece regredire gradualmente anche l’uso dell’italiano, che pur conservò notevole prestigio per tutto il periodo austriaco.
Con la dissoluzione dell’Impero asburgico in seguito alla Prima Guerra Mondiale, Spalato entrò a far parte del Regno di Jugoslavia, denominato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, sino al 1929, con il conseguente esodo di una parte della popolazione italiana. Le istituzioni scolastiche italiane vennero ridotte ed eliminato il residuo bilinguismo della città, ma la comunità italiana residua sopravvisse fino agli eventi della seconda guerra mondiale.
Seconda Guerra Mondiale 1941-1945
L’annessione all’Italia avvenne nel periodo 1941-1943, in pieno fascismo, e significò notevoli difficoltà per popolazione croata tanto che le squadre locali di calcio (HNK Hajduk Split e RNK Split), di proprietà croata, rifiutarono di competere nel campionato italiano, con grande disappunto degli atleti. Dopo la caduta del Fascismo in Italia e sino alla fine della guerra, Spalato passò sotto il controllo degli Ustascia, della Germania nazista e infine dei partigiani comandati dal maresciallo comunista Josip Broz Tito. Al termine della guerra la comunità italiana autoctona si dissolse con un triste e drammatico esodo verso l’Italia.
Nella Croazia iugoslava
Nel dopoguerra Spalato fu restituita alla Jugoslavia ossia alla Repubblica Socialista di Croazia nel periodo 1944-1991 poi dalla dissoluzione iugoslava del giugno 1991 fa parte della indipendente Croazia.
Nella Croazia indipendente
In città, nonostante tutte le vicende storiche, è sopravvissuta una piccolissima ma radicata minoranza autoctona italiana che dai primi anni ’90, subito dopo la dissoluzione della Jugoslavia e la guerra in Croazia 1991-1995, si è costituita ufficialmente in Comunità degli Italiani. Spalato è inoltre sede di un Consolato Italiano molto attivo nella tutela e valorizzazione della cultura e del patrimonio latini, veneti e italiani del territorio, è stata aperta pure una sede della Società Dante Alighieri, anch’essa molto attiva in àmbito culturale.
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