Le saline di Sicciole: affascinante ambiente dove scoprire la lavorazione del sale marino
Sebbene la fascia costiera della Slovenia non sia certo annoverabile tra le più vaste d’Europa, essa ha il merito di ospitare alcuni ambienti umidi e paludosi di notevole rilievo paesaggistico e culturale.
Le Saline di Sicciole, poco distanti da Portorose e Pirano, nella regione statistica del Litorale-Carso, rappresentano l’ambiente umido più esteso ed importante di tutta la Slovenia.
Sorgono sulle rive del fiume Dragogna e sono note fin dai tempi degli antichi Romani, ma la loro prima citazione risale al 1139: già in epoca medievale, dunque, la zona fu trasformata in un importantissimo centro di produzione del sale, insieme alla pesca e all’agricoltura attività di spicco nell’economia slovena del tempo.
Nella stagione estiva, la lavorazione di questo minerale assorbiva una fetta importante della manodopera locale: si calcola che ogni anno fossero circa 2000 i braccianti richiamati da questo settore.
Oggi le Saline di Sicciole si estendono su un territorio complessivo di oltre 800 ettari, compresi fra i canali di San Bortolo (Lera) e Sant’ Odorico (Libadore), detto anche “Fontanigge”, ed ospitano anche un interessante museo che illustra la vita ed il lavoro dei salinai nel corso dei secoli.
Oltre a rappresentare la zona paludosa più estesa della nazione, sono anche la località slovena più importante e varia dal punto di vista ornitologico.
Nell’area delle Saline sono state finora avvistate ben 272 specie volatili differenti; si stima che 90 di esse vi nidificano. In questa zona si intrecciano ecosistemi differenti: quello della terraferma, dell’acqua dolce e l’ecosistema delle specie brachiali marine.
Quale prima zona umida della nazione, dal 1993 le Saline di Sicciole sono protette dalla Convenzione di Ramsar.
Dal 2001, il governo della Repubblica Slovena ha conferito alla zona la denominazione di Parco naturale, ed al Museo delle Saline quella di monumento culturale di importanza nazionale.
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